Righe di pensieri messe giù adesso. Nessuno se ne risenta: è solo poesia.
Semplicemente mi piace giocare con le parole.
Sei il “ma” che mi sale alla gola
quando mi chiedono della mia felicità;
la Luna maliarda a cui grido
di nascosto,
la mia disperazione.
La brezza leggera, il miraggio
che più m’avvicino
e più lui s’allontana.
Sei il dispetto, la rassegnazione
la matrice da cui la mia stessa anima
è stata generata.
Sei il diamante effimero,
lo spreco delle mie forze,
la destinazione del mio livore,
la scelta insensata del mio sentimento
quando gli occhi,
stanchi
pregano altro.
Sei il cerchio senza fine
a cui s’allegano i buoi,
che tirano ciechi
il vomero impietoso
della nostra codardia.
Sei la mosca che punge
e scappa inetta,
da un bambino con il gioco più suo.
Sei le mie domande,
la mia ricerca e il pentimento.
L’acqua stagna da cui beve
la mia vita;
il ricircolo stantio,
da cui s’avverdano i miei rami.
Una bellissima bugia.
Sei la forchetta per bere il brodo,
l’aria che sguiscia dalle mani,
terra d’oriente che fu,
mistero svelato
del tempio che t’eresse
la mia solitudine.
Aborto voluto di noi,
forbice infame
di giorni mai arrivati.