Ritornerà il tempo

marzo 31, 2012

Arriverà il tempo delle carezze pulite,

delle gonne sgualcite e delle ginocchia alte

a scandire,  tra papaveri e spighe,

il rumore e le risa delle corse affannate.

Arriverà il tempo delle guance arrossate,

delle trecce lente e dei capelli arruffati,

spostati col braccio sulla fronte,

che il gioco di bambine impegna

e si fa affaccendato.

Arriverà il tempo dell’ arancio

che fa il Sole sui muri

nei tardi pomeriggi d’ estate,

a disegnare l’ ombre delle bici

che in piedi se ne stanno,

ad aspettar  fedeli i padroncini,

come cavalli ad abbeverarsi al fiume.

E arriveranno nuove, fitte

le confidenze sulla via del ritorno

a giocar d’ esser donne,

con i calzettoni sporchi di terra

e le mani a stringer tesori:

un vecchio anello di plastica,

una molletta rotta,

un fiore sgualcito.

(Marianna)

foto da fotocommunity.com

La poesia permette di recuperare quei passi, che da bambini non abbiamo potuto percorrere.

E’ un “come mi sarebbe piaciuto che fosse stato”. Come avrei voluto continuasse ad essere.

Un invito ai grandi. Siate attenti, accorti.

“L’ hai capito adesso?”

“Cosa?”

“La cosa più semplice: cos’ è l’ amore!”

“No, cos’ è?”

“E’ attenzione”

E’ la conclusione del libro Anima Mundi di Susanna Tamaro.

A volte non si immagina quanto “da grande” pensi un bambino, non ci si accorge che il più delle volte, con il suo silenzio, il suo starsene buono per non dar fastidio, è lui, che si prende cura di noi. Ci sono bambini che sono “genitori di sé stessi” e noi siamo troppo occupati a darci da fare e a lamentarci della stanchezza e del nostro lavoro, per renderci conto di cosa sta accadendo. A proposito: Signori Bambini, Daniel Pennac!

Ovvio che i soldi servono, neanche io credo alla storia dei due cuori e una capanna, però, a nome di tutti i bambini del mondo, se non potete mantenerlo, se non potete accudirlo, il regalo più grande che possiate fare a vostro figlio è usare un profilattico, o la pillola.

Oggi si può scegliere. Potete scegliere se accontentare il vostro desiderio di avere un bambolotto a tutti i costi, o aspettare tempi migliori in cui fargli vivere una vita serena da tutti i punti di vista ( e parlo di anticoncezionali, non di aborto! Non voglio sentire nulla del genere!)…perché l’ adulto di domani, la sua riuscita e il suo benessere, dipendono in gran parte da quello che sono stati da bambini. Poi si, dalle situazioni difficili, si esce e ci si riscatta, ma il bambino questo quando è grande, lo fa da solo e voi non potrete fare più nulla per pulirvi la coscienza. Siate attenti, altrimenti lasciate stare. Non è per voi. Non è scritto da nessuna parte, che per essere una famiglia bisogna sfornare figli. Se non potete, se non ve la sentite, se dovete farlo per fare contenta la mamma che vuole diventare nonna, non lo fate. Se dovete soddisfare il vostro meschino egoismo, non lo fate. I figli non sono un completamento, né una soluzione, ma il coronamento di qualcosa che già funziona così com’ è.

“Il miglior regalo che un papà possa fare al proprio bambino è amare la sua mamma”.

Bene, non ho idea di come sia uscito questo post oggi!

Spero di non tirarmi contro le ire di qualche estremista cattolico,

altrimenti mi toccherà dargli le mie coordinate bancarie per l’ assegno mensile,

o aprire, che ne so, un fondo bebè.

Ah, qualora aveste il dubbio. Non sono incinta (per informazioni:  https://profumodilimoni.wordpress.com/about/ )


Poeticheria è…

marzo 30, 2012

… entrare in un ristorantino, tra i vicoli dell’ intellettuale Bologna

e trovare delle riproduzioni di Vettriano alle pareti. 


Quindi eccoci qui,

come per un buon pasto ci vuole un vino degno (o viceversa),

l’ abbinamento giusto per quelle gambe affusolate,

credo sia quanto segue.

Jack Vettriano, dal web

Vederti nuda rievoca la Terra,
la Terra liscia, sgombra di cavalli.
La Terra senza un giunco, forma pura
chiusa al futuro: limite d’argento.

Vederti nuda è capire l’ansia
della pioggia che cerca esile vita,
la febbre del mare dall’immenso volto
che non trova la luce della guancia.

Il sangue, risuonando nelle alcove,
giungerà con le spade sfolgoranti,
tu però non saprai dove si celano
il cuore di rospo o la violetta.

Il tuo ventre una lotta di radici,
alba senza contorno le tue labbra.
Sotto le rose tiepide del letto
i morti gemono aspettando il turno.

(Gabriel Garcìa Lorca, Della donna distesa)


La violenza degli argini

marzo 27, 2012

Non voglio più nella mia vita persone che mi spengono, che mi tengono legata a loro con il senso di colpa. Non voglio più vittime e vittimismi, perché (non ricordo dove l’ ho letto) tutti notano la potenza del fiume in piena, nessuno fa caso alla violenza degli argini che lo costringono. Non sono più disposta a tollerare chi mi ritiene una sua proprietà e neanche chi permette questi atteggiamenti stupidi e infantili. Le vittime e i carnefici mi danno ai nervi allo stesso modo. Ho trascorso due splendidi giorni a Bologna con un’ amica. Sono tornata e mi sono sentita rimproverare perché ho dato “la precedenza” a questa cosa e non sono andata da un’ altra parte a raggiungere un’ altra persona. In altri tempi mi sarei sentita in colpa, o avrei nascosto la trasferta. Ora no, non ho bisogno, né voglia. Io sono libera e non perché non ho un fidanzato,  no no. Sono proprio libera. Il che vuol dire che né amiche, né cugini gelosi, né fidanzati, mariti, gatti, conigli, possono farmi sentire in colpa per aver scelto una cosa che a me fa stare bene. Ovvio, c’ è sempre la storia della libertà che finisce dove comincia quella dell’ altro (cit.). Voglio solo dire che i discorsi di vittimismo, di priorità, classifiche, etc. con me non attaccano. Perché non faccio classifiche, perché le persone sono Persone e non impegni, quindi le priorità te le stabilisci a lavoro, perché nessuno può farci sentire dei vermi, se il loro unico problema è che non abbiamo messo al centro loro. Nessuno ha il diritto di pretendere  la nostra infelicità, per la propria felicità. Quindi armiamoci di coraggio e cominciamo a spostare gli argini più in là, che le persone che mi spengono, mi stanno strette. Ora, sembra che nella mia vita ci siano solo cose spiacevoli! Seh, non è così. Gli ultimi due week end sono stati favolosi, ognuno per i propri motivi. Solo che, non so se capita anche a voi, mi viene più difficile fermare le sensazioni positive e raccontarle. Le cose belle preferisco tenermele dentro e coccolarle, ripescarle, giocarci di tanto in tanto. Come prendere un pizzico di felicità e spargerlo qua e là, su una giornata grigia. Sono splendidi giorni di Sole, vi lascio due righe e mi organizzo la giornata. A presto!

dal web

Se solo il cielo denso,

cupo non si chinasse sulla viva giovinezza;
le pareti della tua casa
lo urlerebbero orgogliose e tronfie,
il loro giallo più vivo.

Prigioniere d’ altrui speranze,
smorzano serenità e chiasso,
per intonarsi spente
al carnefice del talento più proprio.

Ma tu non perdi speme
E aspetti fiduciosa nel cuore,
l’ azzurro insolente
di giorni futuri.

Tornerà allora,
la felicità sfrontata e femmina,
torneranno chiassose, disordinate
le giornate a riprendersi la gioia
ch’ un vile gli rubò.

(Marianna)


Buongiorno!

marzo 22, 2012
Torta di mele ferrarese

Foto di Salinaversosud

Foto di Salinaversosud

E così ho saldato anche il mio debito con la torta di mele alla ferrarese.

Credo si veda dalla prima foto: ci sono tantissime mele e assaggiandola si ha l’ impressione che dentro ci sia la crema. Non è cruda e non c’ è la crema. E’ proprio così. Si mangia con la forchettina, infatti: non è tipo pasta margherita. Le mele si ammorbidiscono e con la cannella, per la cucina c’ è un profumo buonissimo! La cosa carina è che non c’ è burro, né olio. Solo un bicchiere di latte! La mia versione di Torta di mele ferrarese

  • 2 uova
  • 100 g zucchero
  • pizzico di sale
  • 150 g farina bianca
  • 1 bustina lievito
  • cannella
  • 1 dl latte
  • 800 g mele
  • zucchero a velo per decorare
Basta incorporare gli ingredienti con un mixer nell’ ordine che ho riportato io.
Tagliate le mele molto sottili. Nelle mie foto non si vede bene, perché le faccio con un telefono, però l’ idea dell’ interno è questa:
 Spero vi sia piaciuta la ricetta, vi auguro buona giornata e buon week end a venire! A presto, Marianna.

Eros e…porno!

marzo 16, 2012

 Attenzione ai bambini, seguono disegni erotici.

dal web

dal web

dal web

Sono di Francesco Hayez. Quello de Il Bacio di qualche post fa.

L’ artista, inutile dirlo, negli anni ’30 del 1800, ormai all’ apice del successo faceva scandalo.

Alternava esemplari dipinti impregnati di spirito patriottico (per curiosità: leggete pure qualche critica sul suo “Un leone e una tigre entro una gabbia con il ritratto del pittore”. E’ conservato a Milano, al Museo Poldi Pezzoli), con altri in cui dimostrava tutta la sua bravura e predisposizione nel rappresentare il nudo….e non si tratta di nudo maschile, reduce da gesta eroiche! E’ qui la novità! Parliamo del corpo della donna, senza idealizzarne le forme. Al naturale, in tutta la potenza della sua sensualità. Le sue figure erano carnali, vere, immaginabili, perché riproducevano esattamente le sue modelle. Tra i suoi lavori, gli esperti dicono che il nudo più sconvolgente rimane sicuramente la Venere che scherza con due colombe. Il committente era un conte trentino, che voleva una rappresentazione dal vero e senza veli della propria amante, Carlotta Chabert, allora definita “la più schifosa donna del volgo”. Il motivo? Era fuori da ogni canone. Reduci dal neoclassicismo, gli uomini del tempo dissero che aveva l’ aspetto di “due donne messe assieme” con “la metà sopra più scarna di quella di sotto”. Vogliamo vederla?! Ve la presento: Carlotta Chabert, una ballerina del tempo.

dal web

Il professor Carlo Mazzocca non lesina chiarezza:

Fuori di parafrasi, l’ elemento che in pubblico sconvolse, ma in segreto incantò tutti,

fu il trionfante culo, da moderna Venere Calipigia,

che sembra uscire fuori dalla superficie del quadro proprio per scandalizzarci. 

La trovo una sintesi bellissima. Oggi un quadro del genere non dice nulla di nuovo, essendo noi abituati a molto altro, però sono sicura che a molti le parole “culo trionfante” possano risultare fastidiose. Io la chiamo ipocrisia. Andiamo avanti.

Era questa, dunque, la produzione di Hayez che più fece scandalo.

E i disegni allora?! Non erano certo per il pubblico! Erano un regalo che l’ artista fece alla sua modella preferita, Carolina Zucchi, che è stata sua amante per dieci anni, dal 1820 al 1830 circa. Hayez era sposato con una donna pratica e brava amministratrice dei proventi derivanti dall’ attività di pittore del marito. Carolina, invece, era bella giovane e spregiudicata, figlia della borghesia milanese. Il pittore la conobbe in casa del padre, il ragionier Zucchi. Le immagini di cui sopra sono solo alcuni dei diciannove bozzetti che lui aveva donato alla sua amante. Sono ricomparsi circa venti anni fa, tra i discendenti della famiglia Zucchi.

In quei disegni H. ha voluto ricordare cosa succedeva nel suo atelier tra lui e la modella. Un interprete di Hayez, descrive così, il suo laboratorio:

Una stanza non troppo grande, ingombra di varii leggii sui quali posavano i quadri che stava lavorando, ignude le pareti senza la solita impannata di disegni, di carte, di abbozzi, senza che v’ abbia attelata la consueta schiera di automi, di gessi, di cui sogliono i pittori a Roma popolare la casa. Hayez, dopo qualche schizzo, senza moltiplicare gli studi, le prove, pinge alla prima i suoi quadri, indi invia a chi li allogò, senza tenerne o disegni o ricordanze: è il genio che crea, né mai si volta indietro. 

“Si tratta di schizzi dal segno veloce e sicuro, dice Mazzocca, tracciati su fragili fogli di velina da una matita sempre affilata, potremmo dire  in erezione, senza staccare mai la punta dal foglio. Fatti per regalarli all’ amante, quei disegni rivelano vera complicità tra i due, fatta di un sesso raffinato, consumato ogni volta in un modo nuovo, proprio tra le pareti segrete dell’ atelier, in letti improvvisati, due cuscini su un cassone, una tavola posata su due cassette, un materasso buttato a terra, o una poltrona, tra l’ acuto e probabilmente eccitante sentore delle vernici”.

I fogli erotici di Hayez sono un prolungamento del Bacio. Ci fanno vedere fino a dove possono spingersi quei due corpi in piedi, stretti in un abbraccio travolgente. L’ amore per la sua modella, sta nel modo in cui lui la vede nella loro intimità. Non una creatura da proteggere,   da curare, o cui stare attenti; ma una femmina perfettamente padrona di sé, che tiene in pugno la situazione con la stessa decisione del maschio, prendendo anche lei l’ iniziativa. Giuseppe Rovani, grande critico di quegli anni ne disse: “Costui può far figli anche a novant’ anni!”

In sostanza, complicità. E’ un dono dal cielo, non una sorta di duro lavoro. Se c’ è, godetevela. La passione è un atto di libertà. Concludo queste chiacchiere su percorsi alternativi a quelli che di solito si percorrono sui libri di scuola, con le parole di Carmelo Bene, perché convinta che non c’ è modo migliore di rendere omaggio a un artista, se non con il suo stesso pensiero:

« … il porno si instaura dopo la morte del desiderio: morto sacrificato eros, rimane l’aldilà del desiderio.

Quando tu fai qualcosa al di là della voglia, la voglia della voglia, questo è il porno.

È una svogliatezza. […] il porno è il manque,

è quanto non è, è quanto ha superato se stesso, è quanto non ha voglia… »

Carmelo Bene, circa la differenza tra Eros e porno.


Tulipani turchi

marzo 15, 2012

Voglio riempirti la vita di tulipani bianchi, Marianna.

dal web

Bene, eccoci a noi! Sapete che i tulipani hanno origini turche? I primi incroci di questo fiore si dice siano stati sperimentati nei giardini della “dimora della gioia” (Topkapi) di Maometto II. Non sono nati in Olanda. Le loro origini sono orientali. Tulipano infatti, deriva dalla parola greca “Turban”= turbante. Fu dato loro questo nome perché ricordavano molto la forma di un turbante. La parola è assonante anche con “Dulbend” il tipico turbante turco. Una leggenda riconduce le origini del fiore alle gocce di sangue, che un giovane innamorato deluso versò per amore. Ve la riporto qui:

“Il giovane principe Farhad era follemente innamorato della sua cameriera Shirin. Un giorno arrivata la notizia (falsa) che Shirin era morta, sopraffatto dal dolor,e Farhad sellò il cavallo, e si avviò sulle rocce per cercare una morte certa. Per le molte ferite causate dalle rocce, le gocce di sangue di Farhad si erano sparse per terra, da ogni goccia era cresciuto un tulipano viola, il simbolo del suo amore per Shirin. Ecco perchè nella antica Persia, il tulipano rosso era un simbolo di amore appassionato”. (Fonte: gongoff.com)

Quindi, senza nulla togliere alle rose rosse,  il fiore simbolo delle dichiarazioni d’amore, è il tulipano. Il sultano delle Mille e una notte ne lasciava cadere uno rosso ai piedi di una donna dell’harem per farle capire che era la prescelta. Ma una leggenda popolare sostiene, al contrario, che erano le odalische a lanciarli oltre le sbarre dell’harem per mandare messaggi al fidanzato perduto.  Questa è la lettura che io preferisco: il simbolo della scelta anche fra tanti. E’ il simbolo di un amore cercato, ricercato e voluto, costi quel che costi, perché altri uguali non ce n’ è. In oriente è anche portafortuna: prima di andare in battaglia, gli uomini riproducevano sui loro indumenti intimi la figura di un tulipano, perché ritenevano li proteggesse.

In occidente invece, il tulipano è il simbolo di un amore incostante, sofferto, ma anche di onestà. Io continuo ad attenermi alle origini. E’ l’ amore che sceglie, quello consapevole, che non si accontenta. E’ l’ amore coraggioso. Si, mi piace così!

L’arrivo in Occidente del tulipano ha una storia quasi “fiabesca”! In un carico di stoffe da Instanbul ad Anversa c’ era anche qualche bulbo, come dono al mercante che aveva ordinato le stoffe. Il mercante, ignaro della natura di quelle “cipollotte”,  le butto nel letame, vicino ai cavoli, e nella primavere seguente vide fiorire una serie di fiori colorati di varie tonalità di giallo e rosso. Fece allora studiare la cosa da un amico esperto di botanica, dal quale poi prese il via la fortuna dei tulipani in Occidente.

Sono un fiore bellissimo. Dentro quell’ involucro semplice e pulito, c’ è un substrato straordinario di leggende e storia (vi ho detto che la prima bolla speculativa della storia è stata causata dai bulbi, allora preziosissimi e rari, di questi fiori!? ).

Per me è una cosa fantastica e non tutti sanno che questo fiore, oggi simbolo dell’ Olanda, nato in Olanda non è! Mi piacciono le cose non ovvie, ecco. Spero il racconto vi sia piaciuto e perché, no? Cominciate pure a sostituire le rose, con i tulipani. Avrete qualcosa di davvero bello, da spiegare alla vostra dolce metà.


Di terrazze…

marzo 11, 2012

dal web

Ho mangiato un’ arancia,
Più grande della mano bambina,
ch’ accolto l’ incanto
di quelle rotondità.

Ho sentito spicchi di luna
Sciogliersi sotto il palato
E sono accorse le papille
Ad accoglierne il sapore.

Ho sentito il succo esplodere
dalle piccole cellule:
miscuglio sapiente,
di liquidi primitivi.

L’ ho avvicinato
alla bocca curiosa,
Profumava di rose
stese su muri di calce bianca,
affacciate al mare.


Lì, 8/03/2012

marzo 8, 2012

In questi giorni ho avuto modo di testare su me stessa quanto mi diano fastidio le elucubrazioni dei disfattisti, delle persone che vedono il marcio in tutto, di chi è troppo impegnato a lamentarsi di quello che non ha per godersi quello che ha. Ho avuto modo di constatare quanto mi urti, chi non fa altro che lamentarsi ed accusare, radendo al suolo anche le buone intenzioni di chi, in quello che fa, ci mette impegno. Oggi è 8 Marzo in altri tempi, avrei pubblicato una vignetta con una donna troglodita e una mimosa in mano. Oggi no, non più.  Non mi importa dei discorsi impegnati sul fatto che le donne vadano festeggiate tutti i giorni, sul fatto che non c’ è proprio niente da festeggiare, la conosco anche io la storia, con la differenza che non mi sento in diritto di criticare chi ha modi di fare diversi dai miei. Se dovessi mettermi a raccontare perché oggi per me (anche) questo giorno è così importante, vi chiedereste cos’ ho da festeggiare. Cos’ ho da festeggiare?! La vita. La mia vittoria. La mia rinascita. Quindi si: un pensiero a tutte le donne che nel loro percorso hanno fatto scelte importanti e che, nonostante la paura, hanno scelto di sentire la vita, invece che scegliere di non sentire più niente. Alle donne che un passo la volta hanno capito che l’ unica salda fonte di felicità, sono loro stesse. Alle donne non arrabbiate con altre donne, a quelle cui i difetti delle proprie amiche sembrano cose buffe da coccolare, anziché rami secchi da sfrondare. Alle donne amiche di altre donne. Alle mie amiche, a mia sorella che è prima di tutto la mia amica, a mia mamma, alle donne della mia vita. Al mio esercito di donne coraggiose. A me. Vi voglio bene.

Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.

Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.

Che uno dice: è finita.

No, non è mai finita per una donna.

Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.

Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia.

[…]

E’ da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.

Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.

Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.

Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.

Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.

Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.

Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.

Parte piano, bisogna insistere.

Ma quando va, va in corsa.

E’ un’avventura, ricostruire se stesse.

La più grande.

Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.

Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo “sono nuova” con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo.

Perché tutti devono capire e vedere: “Attenti: il cantiere è aperto, stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse”.

Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.

Per chi la incontra e per se stessa.

È la primavera a novembre.

Quando meno te l’aspetti…

Testo originale Diego Cugia, alias Jack Folla

Alle donne in rinascita della mia vita, Marianna

Foto dal web


Volevo un gatto nero

marzo 1, 2012

Ve l’ ho detto che quest’ anno, per la prima volta da quando ero bambina, mi sono mascherata? Ben due volte!

La prima volta è stato il sabato prima di martedì grasso. Cena dietro al Colosseo con la mia amica Sara e poi, senza averlo programmato, la sua collega ci chiama e ci convince ad andare alla festa di carnevale, organizzata da una squadra di basket. C’ era un sacco di gente insomma e tutti (o quasi) erano più alti di noi. Non ricordo neanche da quanto non mi divertivo così tanto! Non era programmato, dicevo, quindi non avevamo niente che ricordasse vagamente il carnevale, da indossare per la serata. Nada! Neanche un coriandolo! Solo due pance piene di cibo. Al che, chiamiamo questi due colleghi per capire un attimino meglio. Lei ci rimedia un paio d’ ali piumate e lui due mascherine “da gatto”. Da lì, L’ Idea!

“Allora, mettiamo le mascherine e ci disegniamo baffi e nasino. Poi io (io me, n.d.r.) metto le ali (le volevo troppo!) e facciamo le gatte: tu la gatta viva e io la gatta morta!” (a proposito, sempre più convinta che se dovessi tatuarmi qualcosa, sarà un gatto nero)

foto dal web

Da lì, abbiamo deciso di andare già solo per toglierci la soddisfazione di fare questa cosa! (Presto le foto!)

Fatto sta che mi sono divertita tantissimo, ho fatto le foto con Saw l’ enigmista, ho accarezzato la lampada al genio, ho ballato con Pierrot e Magnum PI (o qualcosa di simile), ho bevuto una cosa dolciastra al limone (indeed!), cantato e  riso tantissimo. No niente schifezze. Stavo proprio bene! La compagnia era fantastica e a quanto pare la cosa era reciproca, perché domani ho un pranzo in centro a Roma con S. e i due colleghi che ci hanno gentilmente prestato ali e mascherine…che a pensarci facevano più “locale scambista”, che “miciomicio”.

La settimana a lavoro è stata positiva, quanto meno i ragazzi cui insegno si sono accorti del mio entusiasmo e devo dire, che loro di tutto quello che c’ è lì dentro, sono la cosa più bella. Sono contenta di lavorare con loro. Io penso a quello che devo fare, dei patemi d’ animo esterni, non me ne curo e mi piace che si veda! 🙂

Ah! Questi giorni ho fatto anche i controlli! Ho fatto la Tac total body con mezzo di contrasto e finestra sull’ osso. La mia mente già viaggiava: pensavo che dovessero ricavare una finestra sull’ osso…pensavo dovessero tagliarmene un quadratino! Ah quando la mia mente comincia a viaggiare non potete immaginare di cosa io sia capace! Una volta sentivo il formicolio alle mani e cercando con google mi sono diagnosticata una sclerosi multipla, con tanto di placche al cervello. Lo so. Sono drammatica. Vogliatemi bene anche per questo. Beh, quanto meno perché una volta passato del tempo, mi sbellico dalle risate a pensare a quanto sono scema!

Fatto sta, che ora ho un avambraccio con tre buchi e due lividi belli grossi. Roba che neanche il più impacciato degli eroinomani. Nota a margine: ogni volta è la stessa storia, non è colpa delle infermiere che mi fanno le punture, non ho le vene! Non si trovano mai!  Ogni volta servono un paio di buchi! Anzi, a proposito, l’ infermiera orgogliosa mi ha detto di mandare un messaggio importante alla nazione: Giorgia (lei), per il mezzo di contrasto è riuscita a mettermi l’ ago verde al primo colpo! In sintesi: sto bene! Non fate i matti, controllatevi. Non c’ è cura migliore della diagnosi precoce!

Bene, che altro dire?! Sabato a Piazza Navona un violoncellista ha suonato la “mia marcia nuziale” (tutto tra virgolette: perchè non è mia e perché non so neanche se troverò mai la persona con cui fare un passo così importante..se sarà, immagino questa. Non voglio nessuno a suonarla se non il violoncellista, fosse anche solo per accompagnarmi per una passeggiata sul prato). Allora, riprendiamo: ero arrivata che aveva già cominciato, ma l’ ho riconosciuta subito, perché per me è inconfondibile: suite per violoncello in SOl maggiore, di J.S. Bach. Per chi avesse curiosità:

Poi mi hanno fatto un regalo bellissimo: un libro di poesie con a fronte delle fotografie  di artisti vari, reinterpretate dallo scrittore stesso.  E’ un’ opera omnia. La adoro. Me la sto gustando pian piano. Questi giorni sono stati davvero appaganti per me. “Appaganti” è la parola giusta. Tra le altre cose, ho anche ricevuto un complimento. Una persona mi ha detto che sono bella e me l’ ha detto in un modo così paterno e pulito, da farmi tenerezza e gratificarmi come se lo avesse detto un padre alla figlia. E’ stato bello per me, che sono così diffidente! Sto facendo un sacco di cose, sono anche riuscita ad assaggiare il tiramisu al lounge bar di Giorgia! Buono! Buonissimo! Adoro il tiramisu, lo prendo sempre dove vado, è il mio dolce preferito! A proposito, per i neofiti: vi informo che nel vero tiramisu non c’ è mai la panna. Mai. Ci vuole il mascarpone, il caffè, il cacao amaro e i savoiardi (sardi!) Ho fatto un sacco di cose, ho provato la mia prima torta di mele (la più buona che abbia mai assaggiato: è la versione ferrarese, quella piena di mele tagliate sottili sottili che piace a me: sembra che dentro ci sia la crema!). Dovrei mettere le foto anche di questo! Le ho fatte e caricate, sono solo un po’ pigra! (Devo anche fare il post sui disegni erotici di Hayez!)

Uh, basta. Stop. Ero partita con l’ intenzione di raccontarvi solo della mia botta di genio di qualche sabato fa (“Gatta-morta”, ricordate?!) e invece niente. Al solito, finisco per stra-parlare. Che poi non sono una chiacchierona…giuro! Sono anche piuttosto timida! Non si direbbe, eh?! Si, lo sono eccome. Bene. Vi lascio, prima che ricomincio.