Dieci canzoni che fanno “atmosfera”

novembre 30, 2013

Una casa, un camino, un tappeto, l’albero grande, grande decorato insieme al vostro amore e/o ai vostri figli…manca solo il camion stroboscopico della Coca-Cola e siamo pronti: è Natale!
Si, ma la musica? La musica la porto io!

Una selezione di dieci canzoni, più o meno natalizie, che mi stanno piacendo molto in questo periodo…e le vostre?

Shhhh…


Uno dei progetti di cui non potevo parlarvi…

novembre 28, 2013

Ora posso…Vi avevo già accennato della mia partecipazione ad un concorso.

Il concorso è stato indetto dalla Casa Editrice della splendida Dona Amati: Fusibilia.
All’epoca vi ho solo detto che il tema era la bellezza vista da un’angolazione diversa. Una bellezza dai risvolti non facili, non piacevoli, non frivoli. Ora posso dirvi tutto, perché ieri sono usciti i risultati del concorso. La partecipazione consisteva nell’inviare alla casa editrice un racconto dal tema: “Sono bella, ma non è colpa mia. -L’inconvenienza dell’avvenenza.”

Qui, c’è la pagina del concorso e nel dettaglio quello che ci chiedevano di fare. Riporto la citazione in incipit, il resto lo trovate nella pagina a cui vi ho appena rimandato:

“Voi siete straordinariamente bella, Aglaja Ivanovna.
Siete tanto bella che si ha paura a guardarvi.
È difficile giudicare la bellezza; non vi sono ancora preparato.
La bellezza è un enigma […] tremenda e orribile cosa!
Là gli opposti si toccano,
là vivono insieme tutte le contraddizioni!”
Fëdor Dostoevskij

Il punto è che  ieri mi arriva la mail da Fusibilia e mi precipito sul sito: il mio racconto farà parte dell’antologia.
Qui l’esito delle selezioni, il volume con la magnifica copertina del libro curato da Maria Carla Trapani, che riporta un’opera di Stefania Sergi: “Tacitum vivis sub pectore vulnus” e per chi fosse interessato, le modalità per prenotarlo, la data e il luogo in cui avverrà la sua presentazione.

Sono felice? Si. E fiera. Di me. E della mia storia.

Foto di Borgia Photography, soggetto: profumodilimoni.


Dulce Pontes, Morricone e una collana di perle*

novembre 26, 2013

La luna è così leggera questa sera e
forse non saprai mai se questa poesia è per te,
men che meno
se questa sia una poesia,
se l’abbia scritta io
e perché.
Ma galleggia questa sera la luna sai,
bell’amica mia che mi vuoi bene,
galleggia fuori dal finestrino.
Vuoi sapere il più forte dolore che io abbia provato mai?
Quella volta che un calcio in mischia mi ha
scalzato via una scheggia di stinco.
Ho ancora il buco.
Non portavo parastinchi.
Ero giovane e innocente.
Oggi sono più saggio e
meno giovane.
Sull’innocenza preferirei non approfondire.
M’imbianca la barba amica mia.
L’avresti detto mai?
E mi muovo con assoluta destrezza tra i salotti di Milano,
i tinelli di Torino e i cessi di Roma.
Ho stinchi d’acciaio a prova di proiettile.
Ma il punto è,
perché un punto ci deve pur’essere,
il punto, amica mia preziosa,
il punto è che
c’è un treno che mi porta in una notte silenziosa
e dal finestrino vedo una luna,
una luna che, con buona pace di chi ancora la crede un sasso,
galleggia e mi sorride,
perché sa
che questo treno mi porterà nel luogo esatto
dove sei tu.
Meglio, dove dovresti essere.
E nel caso fortunato e meraviglioso tu esista veramente,
bella amica mia notturna,
non avrai difficoltà a riconoscermi.
Sarò quello brevilineo
che assomiglia a un nano da giardino,
con un mazzo di poesie d’amore non ancora scritte
e una discreta predisposizione ai baci.

Guido Catalano

*Una poesia, fatta di figure e parole infilate una a una come perle, che scivolano dalla penna dello scrittore Guido Catalano. Un regalo di SiamoPoesia. La condivido con voi, tanto mi pare bella.


“Esistenziali” è dir poco

novembre 25, 2013

E’ sempre stato un problema di confini.

Da che mondo è mondo, il problema dell’uomo è sempre stato quello di delineare dove una cosa inizi e dove questa cominci.

E’ sempre stato un problema di territorialità, di proprietà, ché dove la proprietà comincia, cominciano le responsabilità: di cosa posso occuparmi e su cosa non posso fare nulla? Tesi, sempre tesi a misurare la nostra impotenza come fosse la terra promessa, l’anticamera di una rassegnata serenità. Rassegnata? Volevo dire “agognata”. Gogna. Dove finiscono le giuste pretese e dove invece comincia la patologia? Fino a dove siamo selettivi e mostriamo amor proprio e dove invece, il fotogramma di un futuro da soli, bianchi, stanchi topi di biblioteca? Dove arrivano la nostra integrità, l’amor proprio, la voglia di non accontentarsi e dove cominciano invece l’aridità, la paura, l’egoismo? Fino a dove siamo noi che vogliamo il meglio per noi stessi e noi che non lo sceglieremo mai, quando lo avremo trovato. Fino a dove è colpa della sfortuna e fino a quanto continueremo a cercare incessantemente negli altri, piccoli segni di una preannunciata relazione fallimentare. Dove siamo noi, dove le nostre psicosi? Cosa è nostro, cosa è della malattia? Fino a che punto possiamo dormire tranquilli e dove invece dobbiamo prenderci a schiaffi in faccia, perché non ci siamo concessi il massimo rischio, che potevamo sostenere? Dove arriva la mia volontà e finché è ancora mia e non degli altri? Fino a quando faccio ancora la mia felicità, senza soccombere sotto le aspettative altrui? Fino a che punto mi inganno? Fino a che punto vivo?

A voi capita mai, o è capitato, di farvi queste domande?

On air: Eternity, Calvin Klein

 


Giuseppe De Nittis, Malika Ayane e i biscotti della fortuna

novembre 25, 2013

Giuseppe De Nittis, Colazione in giardino

Sabato sono andata a fare un regalo con un’amica e il giocattolaio tra una chiacchiera e l’altra ci ha detto che ha sentito di Modigliani a Roma. Ecco, aveva ragione. Fino al 6 Aprile, nel Museo di Palazzo Cipolla a Via del Corso c’è la mostra “Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti”. Sotto Natale Via del Corso è un incanto e credo andrò in quel periodo, ma la consiglio a tutti coloro che possono.

Invece ieri sono andata da mia sorella, che doveva comprare del vestiario un po’ pesante per una partenza imminente. Non ci andava di cucinare, siamo tornate tardi, così a fine serata leggo il mio biscotto della fortuna: “Devi sapere cosa vuoi, altrimenti devi prendere cosa viene”. Tornate a casa mi propone un film, ché i miei in confronto sono perle: “Il principe abusivo”. No, ditemi!

On air lei:

Me ne accorgo così
Da un sospiro a colazione
Non mi piace sia tu
Il centro di me
Niente mi porterò
Solo vento tra le mani
Più leggera sarò
Sospesa
Sorriderò prima di andare
Basterà un soffio e sparirò
Forse sarà pericoloso
Forse sarà la libertà
Mi guarderai e vedrai una
Eppure non sarò sola
Una novità sarà
E mi porterà
A non fermarmi mai
Non voltarmi mai
Non pentirmi mai
Solo il cielo avrò sopra di me
Solo il cielo avrò sopra di me
Ricomincio da qui
Da un’effimera illusione
Mi risveglio e ci sei
Ancora tu
Qui

(Malika Ayane, Ricomincio da qui)


So che la stavate aspettando tutti!

novembre 21, 2013

Ahahah ovviamente no! Si tratta dei film che mi piace vedere particolarmente in questo periodo! Alcuni di voi già lo sapranno: la mia cultura cinematografica è quella di una quindicenne, ma voi amatemi lo stesso (o in alternativa passate direttamente al prossimo post)!

Se al contrario vi sono piaciuti e volete vederli:

“Qualcosa è cambiato”
“Io e Annie”
“Chocolat”
“Il favoloso mondo di Amelie”
“Che pasticcio Bridget Jones”
“L’avvocato del Diavolo”
“L’amore non va in vacanza”
“Un sogno per domani” (anche se questo, a dire la verità, mi mette troppa tristezza)

Sono carini da vedere sul divano di casa con pop-corn caramellate e una buona tazza di cioccolato caldo e panna. Ovviamente sono già in modalità natalizia. Avevate dubbi? Dai su, collaborate alla lista anche voi, se vi va.
Presto anche la tradizionale lista delle canzoni che “fanno Natale”. Siete felici, miei piccoli Grinch?


E’ così che ci si innamora #9

novembre 20, 2013

Alla fine questa estate sono stata a Ponza e vuoi perché non ho niente da dire (o quasi…), vuoi perché ho caricato ieri le foto in un album, condivido con voi qualche foto della vacanza nel posto che per me è la mia “casa del cuore”. (Tra l’altro io odio la parola cuore. La trovo stra-usata e abusata.)

Comunque, la prima volta, andai con il mio fidanzatino adolescente a Chiaia di Luna, quando era ancora aperta. Poi andai con un gruppo di amici e il mio ex storico, poi con lui da soli per il mio compleanno, poi di nuovo nel 2008 con i suoi cugini e fratello, poi l’anno scorso con i miei amici e quest’anno con mia sorella. Insomma, non mi stanca mai. Probabile che per voi non ci sia nulla di interessante, ma per me c’è tutto quello che mi serve. Vi lascio alle foto della vacanza. In giro ne troverete di più belle, mi dispiace se mi sono fermata su cose di cui non può fregarvi nulla, spero ci passerete su.

Il buongiorno più bello, alle Piscine Naturali

Bagnoschiuma preferito.

Sorella preferita a Chiaia d Luna

Colazione con vista, altro che Tiffany!

Quella laggiù è la caletta.

Iddio a Chiaia di Luna

Nous.

Antipasto da Ciro.

Calamarata da Ciro

Affondare i piedi nella sabietta ponzese: la prima cosa che abbiamo fatto, una volta posate le valigie.

La terrazza prima di tutto.

Terrazza.

Digressioni peste all’una di notte

Bonjour tendresse!

Mi sa che mette brutto…

No, ma giusto due gocce!

Siamo famosi!

Il cimitero sul mare.

Porte colorate, che sembra di essere a Dublino.

Verso il porto.

….e “terrazze in calce bianca, affacciate al Sole”

E una volta salite a casa…vista su nuvole di bouganville

Relax in terrazza.

Occhi belli.

Le buonissime crepe al porto. Questa è crema, frutti di bosco e ciuffo di panna fresca.

Abbracci, pane tostato e marmellata ai limoni. Si parte!

Sentiero che porta alla Caletta o alle Piscine.

Vista mozzafiato

Verso la Caletta.

Guarda indietro: oddio come abbiamo fatto?

Guarda in alto: casetta di Bruno Vespa nella roccia.

Guarda avanti: mare infinito.

L’isolotto all’orizzonte è Palmarola.

Cala Fonte: una volta sono scesa rotolando dal punto più alto a sinistra.

Tramonti da casa.

…e cieli senza nuvole.

Magari proviamo a citofonare a pranzo.

Iddio esiste e pratica il surf. A Chiaia di Luna.

Altre foto, aspettando il tramonto.

Make a wish, Hischam

Casetta by night.

La giusta conclusione…

…THE END


Di tradimento perfetto e di due sorelle di vita

novembre 19, 2013

Che ne pensate?

Se il tradimento non è solo un esercizio di sessualità a bassa definizione, io penso che abbia una sua dignità e soprattutto che non debba essere giudicato da figli adulti che, nel condannarlo, pensano di più alla loro quiete perduta che al percorso anche drammatico in cui chiunque di noi, a un certo punto della sua vita, può venirsi a trovare. Tradire un amore, tradire un amico, tradire un’idea, tradire un partito, tradire persino la patria significa infatti svincolarsi da un’appartenenza e creare uno spazio di identità non protetta da alcun rapporto fiduciario, e quindi in un certo senso più autentica e vera. Nasciamo infatti nella fiducia che qualcuno ci nutra e ci ami, ma possiamo crescere e diventare noi stessi solo se usciamo da questa fiducia, se non ne restiamo prigionieri, se a coloro che per primi ci hanno amato e a tutti quelli che dopo di loro sono venuti, un giorno sappiamo dire: “Non sono come tu mi vuoi”. C’è infatti in ogni amore, da quello dei genitori, dei mariti, delle mogli, degli amici, degli amanti a quello delle idee e delle cause che abbiamo sposato, una forma di possesso che arresta la nostra crescita e costringe la nostra identità a costituirsi solo all’interno di quel recinto che è la fedeltà che non dobbiamo tradire. Ma in ogni fedeltà che non conosce il tradimento e neppure ne ipotizza la possibilità c’è troppa infanzia, troppa ingenuità, troppa paura di vivere con le sole nostre forze, troppa incapacità di amare se appena si annuncia un profilo d’ombra. Eppure senza questo profilo d’ombra, quella che puerilmente chiamano “fedeltà” è l’incapacità di abbandonare lidi protetti, di uscire a briglia sciolta e a proprio rischio verso le regioni sconosciute della vita che si offrono solo a quanti sanno dire per davvero “addio”. E in ogni addio c’è lo stigma del tradimento e insieme dell’emancipazione. C’è il lato oscuro della fedeltà che però è anche ciò che le conferisce il suo significato e che la rende possibile. Fedeltà e tradimento devono infatti l’una all’altro la densità del loro essere che emancipa non solo il traditore ma anche il tradito, risvegliando l’un l’altro dal loro sonno e dalla loro pigrizia emancipativa impropriamente scambiata per “amore”. Gioco di prestigio di parole per confondere le carte e barare al gioco della vita. Il traditore di solito queste cose le sa, meno il tradito che, quando non si rifugia nella vendetta, nel cinismo, nella negazione o nella scelta paranoide, finisce per consegnarsi a quel tradimento di sé che è la svalutazione di se stesso per non essere più amato dall’altro, senza così accorgersi che allora, nel tempo della fedeltà, la sua identità era solo un dono dell’altro. Tradendolo l’altro lo consegna a se stesso, e niente impedisce di dire a tutti coloro che si sentono traditi che forse un giorno hanno scelto chi li avrebbe traditi per poter incontrare se stessi, come un giorno Gesù scelse Giuda per incontrare il suo destino. Sembra infatti che la legge della vita sia scritta più nel segno del tradimento che in quello della fedeltà, forse perché la vita preferisce di più chi ha incontrato se stesso e sa chi davvero è, rispetto a chi ha evitato di farlo per stare rannicchiato in un’area protetta dove il camuffamento dei nomi fa chiamare fedeltà e amore quello che in realtà è insicurezza o addirittura rifiuto di sapere chi davvero si è, per il terrore di incontrare se stessi, un giorno almeno, prima di morire, con il rischio di non essere mai davvero nati. (Umberto Galimberti, Il tradimento perfetto)

La mia anima affine, (sorella di vita come dice lei e accolgo molto volentieri io), me lo ha proposto tempo fa. Ho subito amato queste parole oneste e umane. Voi?


La felicità è una questione di logistica

novembre 18, 2013

Se vivessi in un ambiente sterilizzato, isolato e asettico sarei felice il doppio delle volte. Ieri ho tamponato una macchina, con la macchinona di famiglia. Scendo. E mi ritrovo una coppia di ragazzi meravigliosi, che invece di ingoiarmi sana, partendo dalla testa, mi guardano preoccupati e mi chiedono come stessi e se mi fossi fatta male. Io ero preoccupata per i danni che avevo fatto alla loro macchina. Loro, per me. La loro macchina non si era fatta proprio niente *_* neanche un graffio e se l’avevo accorciata avevo fatto proprio un bel lavoro, perché tutto si era ridotto mantenendo le proporzioni originali. Comunque. Io niente. Loro niente. Macchina loro niente. Macchina di famiglia: buco nel paraurti che fa pendant con il buco sul cofano.
Epilogo se la mia vita si svolgesse a 1000 km da qui: torno a casa felice. Ho incontrato due persone carinissime. La macchina non si è fatta niente. Nessuno si è fatto niente. Chissenefrega del buco che manco si vede.

Ma la mia vita si svolge a Km Zero da qui: torno a casa, racconto la scena. Mia madre cambia volto. Silenzio tombale. (Almeno urla!) E’ entrata in modalità “sensi di colpa”. Risultato: da ieri sera è fredda, scostante, monosillabica, un cane bastonato. Risultato su di me: storia vecchia come il mondo.

La felicità è una questione di logistica


Happy Birthday Profumodilimoni

novembre 16, 2013

Oggi compiamo due anni.
Grazie a tutti voi, che completate in senso di questo blog.