Al Sole

marzo 14, 2015

Sbarra di luce sottile

guanti e rastrello, l’aria odora di salvia.

Un cesto di limoni, una camelia

su per le pareti gialle al Sole

una tazzina vuota,

col fondo di un caffè.

Due sorelle, il tenero impegno

in un religioso silenzio

di inizio primavera.

M.

Due ragazze di lettura in giardino, Renoir


Mi fermo

febbraio 23, 2015

Ti ascolto, ti guardo, ti vedo, leggo,

mi dici, mi racconti, mi spogli.

Sei qui, è possibile, tutto è possibile, è fattibile,

mi dici come, sorridi.

“Dai che dobbiamo fare tante cose!”

Mi calmo, respiro, realizzo.

Mi fermo

e mi sembra d’aver toccato terra.

M.

No turning back, Jack Vettriano


C’arifamo

marzo 18, 2014

Secondo appuntamento per “Sono bella, ma non è colpa mia”, AA. VV. edito da FusibiliaLibri: Domenica 23 Marzo, in una splendida cornice tra Campo de Fiori e Piazza Navona. Qui, alcune foto della prima data sul litorale romano e un abstract del mio racconto: “Per poco ero felice”. Felicissima del contesto: la galleria “Il trittico Arte Contemporanea”. Qui la locandina:

Seconda data per “Sono bella, ma non è colpa mia”.


Briciole di macarons sulle natiche

marzo 14, 2014

Giovedì. Ultimo giorno di vacanze.
Ne ho approfittato per andare a prendere la laurea formato pergamena. Di quelle che si attaccano negli uffici, per capirci! Ad essere precisa, ho a mia volta approfittato della scusa della pergamena per portare a spasso per le strade di Roma assolata, il rossetto rosso che tanto ieri mi andava di indossare. Roma: alla disperata ricerca della Lush (cosmetici fatti a mano, n.d.r.). Almeno quattro punti vendita in città e di questi io ho deciso saggiamente di scegliere  il secondo che compariva in elenco: un vicolo a un angolo di Via Frattina. Ma non è come sembra. Voglio dire, non ho preventivamente coperto gli occhi con una mano e lasciato cadere l’indice dell’altra sul foglio, così. Alla cieca. Come Dea Fortuna comanda!  Sono donna: posso avere mille motivi per fare una stessa cosa. Il mio cervello, quando (e solo quando) cerca di ripulirsi la coscienza, si fa multitasking: perché noi donne ottimizziamo! L’ottimizzazione del tempo, ovvero: acquisti non necessari, chilometri di suola consumati, sballottamenti da un angolo all’altro della città. Delle pazze, ma pur sempre sotto la nobile egida dell’ottimizzazione. Per dire: a via Frattina c’è FreyWille. Allora. Questa è una cosa tanto poetica quanto frivola. Ma io del mio lato frivolo a oggi sono schifosamente orgogliosa. Quindi vi dirò: ho deciso di farmi un regalino e ho scoperto che in centro c’è il monomarca. Niente bracciali. Niente collane. Un anello. Da me a me. Tra me e me. Dalle mie tasche, al mio dito. (Vi avevo avvertito che la questione era frivola: ho l’ascendente bilancia! So cosa si stanno chiedendo gli uomini: come fa questo mostro tutto rossetto e creme antirughe a scrivere quello che ho letto i giorni scorsi? Eeehhh…)

Torniamo agli acquisti. Dopo esser riuscita a trovare quel micragnoso negozio, diventato subito il mio punto vendita preferito dopo che la commessa mi ha riempito di campioncini, ho deciso di continuare il mio progetto: godermi il centro, i vicoli e ogni singolo sanpietrino della città (la solita esagerata!) Ma il destino è paraculo ed è sempre quando non vuoi quello che nottetempo cercavi con tutte le tue forze, che te lo sbatte sotto il naso a caratteri cubitali: LADUREE. “Ca**o! E’ un segno del destino!” (Li devE assaggiare, devo prenderli, ok li prendo, ok entro, presi: solita felicità che mi assale, pregustando quella altrui).

“Mi raccomando signorina, se non li mangia subito, li metta in frigo. Si conserveranno per altri due, tre giorni”. Erano le 12:30 circa. Avevo appuntamento con la segreteria alle 14:30.
Avevo appuntamento con il destinatario alle 15:45. Poi diventate 16:10. Poi 16:20.
Il frigo stava diventando un miraggio. Ma soprattutto: se ne accorgerà che non sono freschissimi?
Mi assalivano questi pensieri, quasi come le onte di vecchi e cani giganti al parco.
Si stima (o almeno così ricorda il mio cervello), che al mondo ci siano sette donne per ciascun uomo (e questo spiegherebbe molte cose). Quel giorno a occhio e croce, al parco c’erano due pastori abruzzesi per vecchio. Mi godevo il sole tenero e l’aria frizzantina, che ripescavo tra me e me i ricordi della giornata:

“Quando si è laureato?”
“Febbraio 2014”

“Quando si è laureata?”
“Gennaio 2014”

“Quand..”
“Gennaio 2014”

Arriva il mio turno: “Quando si è laureata?” “Luglio 2013!” (A bassa voce e con un po’ di vergogna). Finalmente la mia pergamena! Certo che…i soliti italiani stronzi! Tu arrivi con anticipo per essere tra i primi della fila e la fila che tu avevi mantenuto con tanta cura e sibillina prepotenza viene mescolata da caciaroni e gruppi di gnu in camicia a quadri da boscaiolo. Pfff…giovani! E non mi guardate! Non avete speranze. Non ne fate neanche una briciola!

BZZZzzz BZZZzz: “Arrivo con un po’ di ritardo.”
Accid….”Tranquillo! Non c’è problema.”

Sono comica. E sexy. Quei pastori galoppanti non sanno neanche che farsene della mia visione in rossetto e giacca di pelle. Fa niente. Basta che arrivi. I macarons stanno urlando nella busta. Arriva: “Sei in ritard…”

"Vanità, decisamente il mio peccato preferito" (Al Pacino, da L'avvocato del diavolo)

“Vanità, decisamente il mio peccato preferito” (Al Pacino, da L’avvocato del diavolo)

E niente, alla fine ho un libro su De André tra le mani, un diploma di laurea mancante* e briciole per non perdermi più.

 

 


“Feconda una donna ogni volta che l’ami…”

marzo 12, 2014

Jack Vettriano

“Non commettere atti che non siano puri
cioè non disperdere il seme.
Feconda una donna ogni volta che l’ami
così sarai uomo di fede:

Poi la voglia svanisce e il figlio rimane
e tanti ne uccide la fame.
Io, forse, ho confuso il piacere e l’amore:
ma non ho creato dolore.”

( da Il testamento di Tito, F. De André)

…o feconda, col pretesto d’amare.


SENTIRE EROTICO

marzo 10, 2014

Chissà se lo senti

quel profumo,

che indosso solo per te.

Chissà se lo sai,

che ho quell’ odore

solo quando sono con te.

Jack Vettriano


Uno dei progetti di cui non potevo parlarvi…

novembre 28, 2013

Ora posso…Vi avevo già accennato della mia partecipazione ad un concorso.

Il concorso è stato indetto dalla Casa Editrice della splendida Dona Amati: Fusibilia.
All’epoca vi ho solo detto che il tema era la bellezza vista da un’angolazione diversa. Una bellezza dai risvolti non facili, non piacevoli, non frivoli. Ora posso dirvi tutto, perché ieri sono usciti i risultati del concorso. La partecipazione consisteva nell’inviare alla casa editrice un racconto dal tema: “Sono bella, ma non è colpa mia. -L’inconvenienza dell’avvenenza.”

Qui, c’è la pagina del concorso e nel dettaglio quello che ci chiedevano di fare. Riporto la citazione in incipit, il resto lo trovate nella pagina a cui vi ho appena rimandato:

“Voi siete straordinariamente bella, Aglaja Ivanovna.
Siete tanto bella che si ha paura a guardarvi.
È difficile giudicare la bellezza; non vi sono ancora preparato.
La bellezza è un enigma […] tremenda e orribile cosa!
Là gli opposti si toccano,
là vivono insieme tutte le contraddizioni!”
Fëdor Dostoevskij

Il punto è che  ieri mi arriva la mail da Fusibilia e mi precipito sul sito: il mio racconto farà parte dell’antologia.
Qui l’esito delle selezioni, il volume con la magnifica copertina del libro curato da Maria Carla Trapani, che riporta un’opera di Stefania Sergi: “Tacitum vivis sub pectore vulnus” e per chi fosse interessato, le modalità per prenotarlo, la data e il luogo in cui avverrà la sua presentazione.

Sono felice? Si. E fiera. Di me. E della mia storia.

Foto di Borgia Photography, soggetto: profumodilimoni.


Halloween: una festa irlandese, che ha per simbolo una rapa 2.0

ottobre 31, 2013

Buongiorno meraviglie!
Oggi è….Halloween! L’anno scorso scrissi un post, intitolato: “Halloween?! Una festa irlandese, che ha per simbolo una rapa!” Se vi interessa scoprire perché e volete sapere di più della leggenda di Jack O’Lantern, qui sotto vi ho riportato il mio articolo:

Fuori piove e io racimolo foto dei giorni passati e ne scatto di nuove. Mi piace quest’ atmosfera. Quest’ anno ho deciso di festeggiare il Natale come si deve e da domani, vi avverto, comincerò a sfoggiare tutto lo spirito delle feste. Ho intenzione di preparare biscotti, rincorrere mercatini di Natale nel nord Europa (tra un paio di settimane, precisamente…), di allestire decorazioni, scegliere regali con tutta calma  e fare acquisti  caldi e soffici! Tuttavia, cominciamo dal principio. In fondo oggi è Halloween! Vi siete mai chiesti perché la zucca? Mentre vi racconto la leggenda di Jack O’ Lantern, vi lascio le foto della pizza fatta sabato tra amici (zucca e speck, ananas e speck, funghi e salsiccia, il tutto con grattugiata di provola e bufala).

La leggenda dice che Jack , un fabbro irlandese ubriacone e taccagno, il 31 di Ottobre incontrò il Diavolo in un pub. Questi gli chiese l’ anima e Jack ebbe l’ astuzia di non cadere nel suo tranello, perché in cambio gli disse di trasformarsi in una moneta.

Foto di Salinaversosud

Il Diavolo fece quanto richiesto: si trasformo in una moneta da sei pence per pagare all’ oste la consumazione del fabbro, ma il fabbro stesso intascò prontamente la moneta e la chiuse in un borsello, insieme a una croce. Per via della croce, il Diavolo non riuscì  a tornare alle sue sembianze e dovette promettere a Jack, di non  reclamare la sua anima per altri dieci anni, prima di essere da lui liberato!

Foto di Salinaversosud

I dieci anni passarono e la richiesta non si fece attendere. Mentre Jack camminava per una strada di campagna, incontrò il Diavolo, che era tornato per riprendersi quel che gli spettava.

Foto di Salinaversosud

Ma Jack, astuto e  ingannatore, trovò velocemente un altro espediente per tenersi la sua anima. Chiese al Diavolo di prendergli un frutto da un albero nelle vicinanze. Il Diavolo non vide il pericolo e lo aiutò salendogli sulle spalle, per raggiungere il ramo.

Foto di Salinaversosud

In questo istante, con il Diavolo sulle spalle, l’ astuto fabbro con un coltello incise prontamente una croce sul tronco dell’ albero e l’ altro rimase appeso a mezz’ aria, buggerato di nuovo. Stavolta Jack, forte della sua esperienza, gli fece promettere di non tornare mai più e così accadde.

Anni dopo il fabbro morì e a causa della sua condotta sregolata non fu ammesso in cielo. Così bussò all’ inferno, dove neanche il Diavolo lo volle, per via della promessa fatta: non avrebbe mai preso l’ anima di Jack.”Dove posso andare?” – “Torna da dove sei venuto!” Rispose il Diavolo.

Foto di Salinaversosud

Ma tornare indietro significava per Jack riaffrontare una strada buia e ventosa, così chiese al Diavolo una luce per trovare la giusta via. Questa fu la sua condanna: la sua anima dannata avrebbe vagato nell’ oscurità con la sua lanterna (da qui il nome Jack O’ Lantern, Jack della Lanterna) fino al giorno del Giudizio.

Piaciuta la pizz..ehm, la leggenda?!

Bene, ora non so se lo sapete, ma la festa di Halloween ha poco ha che fare con le zucche e altrettanto poco a che fare con gli Americani! Come avrete visto dalla storia, in principio era l’ Irlanda!

Il termine Jack O’ Lantern apparve per la prima volta in uno scritto della seconda metà del ‘700, e con esso si indicava in generale un uomo, una sentinella, che portava una lanterna. Ma perché? Come è nata l’ usanza delle lanterne e di mascherarsi?  Perché in virtù della leggenda, la gente pensava che la notte del 31 Ottobre gli spiriti abbandonassero le loro tombe per tornare dai propri cari. Così per paura di essere visitate dai fantasmi, (che magari erano i parenti dei vecchi proprietari delle case in cui oggi abitavano), cercavano di tenerli lontani  e di spaventarli, mascherandosi.  La famosa formula “dolcetto o scherzetto”, nasce dal fatto che per placare gli spiriti, lanciavano cibo e altri doni (treat). Questo doveva “distrarli” ed evitare che distruggessero case e raccolti. Queste anime in pena, come Jack O’ Lantern si sarebbero così distratte e avrebbero proseguito il proprio cammino. I bambini che bussano alle porte degli americani, sarebbero quindi tanti piccoli Jack, in cerca di riposo per la propria anima. Sempre allo scopo di tener lontani i fantasmi, i cittadini  irlandesi (inizialmente parte tutto dall’ Irlanda!) cominciarono a intagliare delle facce sulle Rape (inizialmente erano rape, perché in Irlanda erano molto diffuse!!!) in cui inserivano candele per illuminare.

A metà dell’ Ottocento, la carestia delle patate in Irlanda obbligo il popola a emigrare in America. Questi immigrati portarono con loro anche la tradizione di Halloween, solo che le rape non erano così diffuse, così vennero presto sostituite con la zucca, oggi simbolo per eccellenza di questa festa. Quindi ora sapete che se vi dovessero chiedere “Ma Halloween cos’ è?” dovreste rispondere: “Una festa irlandese, che ha per simbolo…una rapa!”

Se volete rivivere questo spirito e immergervi in queste atmosfere (per me affatto male!), vi consiglio il bellissimo “The Nightmare Before Christmas”, di Tim Burton.

Non ho mai festeggiato Halloween, però quest’anno io ed altre persone stiamo mettendo in cantiere un progetto molto importante e del quale per ora non posso dirvi nulla. Siamo una dozzina e lunedì abbiamo deciso di staccare un attimo dal nostro progetto e dedicarci una serata all’insegna del buon cibo (poteva mancare?) e del divertimento.
E’ andata a finire che ieri sera abbiamo fatto un hangout con amici da Imola, Milano e Stati Uniti e l’obiettivo era: intagliare ognuno la propria zucca, sotto la guida di una intagliatrice esperta, presente in sala con noi.

In sala non eravamo tutti, ma il cibo che abbiamo preparato era davvero tanto:

  • pizza pugliese con pomodorini pachino e origano
  • cous cous con caponatina di verdure (una ciotola intera e da prendere col mestolo: sembrava punsch!)
  • patate al forno, speziate alla pizzaiola
  • la mia prima insalata di topinambur (è un tubero al retrogusto di carciofo!)
  • fagioli con rosmarino e lardo
  • rotolo di brisée con ripieno di cavolo, sfumato al vino rosso, salsicce, mandorle e uva passa
  • marmellata al peperoncino
  • torta di mele
  • apfel strudel (sullo strudel di mele, apriremo un dibattito: voglio dire, a Vienna ne ho mangiati sei in sei posti diversi, tra cui quello del del Cafè Residenz a Schonbrunn…no, non vi dico un’ ACCA: merita un post a parte, con tanto di foto!)

Niente che sia a base di zucca, come vedete.
Ma se volete qualche idea da fare stasera, posso riportarvi il menu che abbiamo preparato per aprire la stagione della zucca, la settimana scorsa:

  • tortillas da intingere in diverse salse: peperoni, pesto, fagioli cannellini, carciofi
  • risotto alla zucca
  • torta rustica alla zucca, ricotta, provola affumicata
  • patate al forno con zucca, rosmarino, speck
  • cheese cake alla zucca
  • fagottini di sfoglia farciti di zucca, amaretti, uva passa

Se vedete i menu sbilanciati è solo perché ognuno ha portato quello che gli andava di fare, senza starci a consultare. Però sono sempre idee, no?

Bene, questo post si sta dilungando oltremisura, sperando di avervi raccontato qualcosa di carino, vi lascio con qualche foto di ieri sera! Buona giornata fanciulli e fanciulle e buon week end!

Quelli nel pc siamo noi, visti dai “milanesi”, che stanno facendo a loro volta la zucca!

A Roma: io impegnatissima sulla mia zucca!

Rattoppatori di Zucche: la maker Graziella Leggi per Cuddlymade.com

Feedback dagli States, in diretta! Non c’è dubbio: un Halloween a reti unificate.

Le nostre!!! Manifestazioni di orgoglio, da una terrazza Romana.


Vallo a capire, dove finiscono le parole e iniziano le immagini #1

ottobre 28, 2013
Ph: Francesca Borgia, per Borgia Photography

Ph: Francesca Borgia, per Borgia Photography Bijoux: Dilò Bijoux

Mi fanno male le braccia,
così che mentre ti aspetto,
mi sbattono contro
le cose della vita
e io cambio
ogni giorno un po’.

Avrei voluto conoscerti
nei miei giorni migliori
con lunghi capelli
e trame d’incanto
e ciglia come farfalle
a ubriacarti di dolcezza
e miele;

Avrei voluto conoscerti,
ché ancora ero bella,
e frivola di pensieri,
così che tu ti saresti innamorato
di tutte quelle cose
di cui si innamorano i poeti;

Avrei voluto conoscerti,
quando la mia voce
era un canto leggero
e la seduzione,
un gioco pulito
tra fanciulli per bene.

Avrei voluto conoscerti
innamorata della vita,
agile, piccola
ché le cose piccole
si fanno facili da accudire.

Ma io oggi sono una montagna,
un sasso dormiente,
su un cumulo di terra.
Avvelenata con la vita
sacrificata per un po’
di libertà,
poveretta, illusa
arrabbiata con gli illusi,
impietosa con i buoni.
Regale caricatura
d’una strega
annegata di rancore.

Ed oggi si,
è un giorno triste
per innamorarsi.

Ho avuto la fortuna di partecipare a uno shooting della fotografa Francesca Borgia, per Borgia Photography.
Allieva ligia e capace, del maestro Pietro Stampeggioni, ha maturato esperienza con modelle, prestigiosi eventi sportivi nella Capitale e un progetto in cantiere, del quale per ora non posso dirvi nulla. Il suo background mutua dall’arte, dalla filosofia, dalla psicologia. Questo, capirete, dà alle sue foto tagli interessanti, a volte sensuali, a volte lancinanti e profondi. Spesso entrambi.
Sempre, il risultato di uno studio sapiente di colore, luce, espressione, composizione.
Lei non riporterebbe mai complimenti che le vengono fatti in privato, quindi ci penso io:
“…Le foto poi, hai veramente tirato fuori quella che sono io oggi e se leggessi la poesia che ho pubblicato, capiresti quanto somiglia ai tuoi scatti. Non so valutare la tecnica, ma quello che vedo in quelle foto sono io ora, con tutta la mia rabbia, il mio veleno, il mio risentimento e la voglia di giocare, una bambina nascosta nell’angolo di un sorriso in bianco e nero. Non sono foto di modella e ti ringrazio infinitamente per questo, ti ringrazio per “averci visto lungo” e non aver avuto “pretese”, per aver assecondato la mia natura e aver conservato in un atteggiamento adulto, la cosa più giovane che mi rimane: gli occhi.”
La poesia era questa qui sopra: quella che avete letto qualche giorno fa.
Per le appassionate, con gusto, i gioielli sono Dilò Bijoux.

Ne è nato un progetto tra parole e immagini. Va a capire poi dove inizi uno e dove l’altro.


Nuda allo specchio

ottobre 12, 2013
"Vanità, decisamente il mio peccato preferito" (Al Pacino, da L'avvocato del diavolo)

Jack Vettriano

“E non ho nessuna a cui raccontare le cose belle che mi accadono.
E non ho un gatto che mi s’acciambelli sulla pancia mentre
guardo la televisione e
non ho una televisione.
Aspettate primavera bambini che la stagione
dolce ritarda ed io che ti raccontavo e che ti parlavo delle cose belle che mi accadevano e tu che mi ascoltavi e – se ne va senza dirlo – sorridevi.
Eri una Monna.
Eri una Lisa.
E il tuo nome faceva rima con tutto ciò che mi piaceva in meraviglia.
E’ mai successo?
Probabilmente no.
E non ho un mangiadischi per sentire i miei dischi e non ho pantaloni degni di questo nome e metterei volentieri una gonna se mi fosse concesso
dall’imbecille società imbecille nella quale viviamo.
O se avessi del coraggio.
L’ipocrisia regna sovrana e i sovrani regnano ipocriti con il consenso nostro,
che siamo pecore siamo, e pecore moriremo.
Detto questo, il mio problema attuale non sono i sovrani, né il consenso, nemmeno le pecore,
il problema mio è che non ho nessuna a cui raccontare le cose splendide che mi accadono e per equilibrare questa mancanza assumo una quantità smodata di calorie alcoliche che con tutta l’energia che sprigiono potrei
riscaldare un ospedale, acqua calda compresa.
Non mi manchi perché non esisti.
E se mai tu un giorno mi ti palesassi, dovrai saper sorridere
non ridere
sorridere
avere
molta pazienza
e occhi
infiniti.”

Guido Catalano