Mi lascio scrivere

dicembre 10, 2013

“Ciao sono Marianna e scrivo.”

Un anno fa comprai l’agenda di P.Coelho. Si chiamava Trasformazioni.

E’ quello che è accaduto. Non credevo fosse possibile.

Sono ferma sostenitrice del mantra:

le persone non cambiano, al limite si scoprono aspetti prima sconosciuti.

Se mi guardo indietro, rimango basita.

C’è voluto un po’ più di un anno, era un percorso cominciato nel 2011.

Ero la fidanzata con i capelli lunghi e i modi gentili, la figlia che non dava fastidio e che sognava di diventare Avvocato, poi Commercialista, ero acqua che prendeva le sembianze delle pretese altrui.

Quando mi chiesero di descrivermi non ne fui capace.

Letteralmente. Pensavo e immaginavo fogli bianchi.

Cercavo nella testa e immaginavo una stanza buia, vuota.

Oggi sono Marianna e scrivo.

Scrivo.

Una passione felice, un orto da coltivare.

“Su cosa scrivi?” Su qualunque cosa.

Anche sulla merda, se mi andasse.

Da bambina sognavo di scrivere.

Vorrei passare la vita a scrivere.

Se avessi la possibilità di farlo, cosa faresti?

Scriverei e insegnerei.

Perché sono due cose intimamente legate.

Quando scrivo mi spiego.

Mi spiego:

mi faccio capire,

mi delineo,

mi do forma,

e contenuto,

riempo le parole di contenuto,

mi dilato,

mi stiracchio,

mi stendo,

mi estendo,

mi spiego,

spiego le ali.

Io sono Marianna e sono brava a mettere su carta il pensiero, l’immagine.

Sono capace di questo. E’ una mia caratteristica. Il mio nocciolo duro. Il mio centro.

Il vostro qual è?

“Vuoi scrivere un libro?”

No, di più: voglio poter giocare con le parole ogni giorno della mia vita. Scrivere un libro è una medaglia, la conclusione di un percorso, un passaggio: affidi il tuo pensiero a terzi. A me interessa il prima. Mi interessa scegliere, pescare, selezionare, spostare, cambiare parole, contenuti, significati e se tutto questo arriverà alle persone sarà perché l’altra parte del lavoro l’ avranno fatta loro cercando, scegliendo, pescando, fidandosi, lasciandosi guidare, interpretando, leggendo, comprando, passando.

Voglio scrivere di qualunque cosa mi venga data la possibilità.

Su qualsiasi supporto, in qualsiasi ambito, con qualsiasi applicazione.

Scrivere, vuol dire sempre scrivere.

E io stavolta me lo lascio fare.

Non sminuisco.

Non smentisco.

Non nascondo.

Non mi vergogno.

Lo vedo.

Ci credo.

Lo rispetto.

Lo porto avanti.

Lo curo.

Me lo lascio fare.


“Ti amo, con tutto l’intestino che ho”

agosto 4, 2013

Mi sento un po’ come la Binoche in Chocolat. Anche se non ho quei boccoli.
Scrivo spesso eppure m’è tornata (ancora) la voglia di migrare.
Mentre lo digito, già mi sembra una cattiveria verso questa creatura,
che ho finito per amare, indipendentemente dalla sua origine.
Profumodilimoni, per chi ha letto la lettera di qualche post fa, era il Suo profumo.
Lui diceva che sapeva d’arancio (Eau d’Orange Verte, in effetti), ma io ci sentivo il limone.
E poi ero un po’ legata a questa storia dei limoni.
I limoni di Montale, la marmellata di limoni, la sua preferita, il mio profumo (inequivocabilmente, stavolta), di limoni. La buccia ruvida, profumata. Sembra un contenitore per caramelle e invece c’è dentro uno dei succhi più acidi che la natura abbia mai creato. Amo questo frutto. Eppure sento la necessità di fare qualcosa di diverso, di chiudere ogni contatto e di ingannare il pensiero, creando l’illusione ottica di una porta chiusa. Io lo so come ci si sente ad essere felici. L’ho provata la sensazione di muovermi nella casa di un uomo, guardarlo fare altro e pensare di avere tutto. L’ho sentita la felicità, nell’esatto momento in cui arrivava. Non è vero che sono destinata ad accorgermene sempre dopo, a non godermela. Un mio amico mi ha detto che tanto io non sarò mai felice, perché quello che ho non mi basta mai. Non è così. Io sono stata innamorata. Una volta. E non era della persona che ho frequentato per otto anni. Io non ho bisogno di amare a tutti i costi, né sono un’eterna insoddisfatta. Sono una persona che si ascolta. E che Non si accontenta. Non mi fermo, finché non mi sentirò ancora in quel modo, dovessi rimanere sola una vita. So che è da pazzi, ma è come aver sviluppato un senso di protezione verso di Lui e tutto quello che lo imita mi fa ridere. Ho già ricevuto pensieri alle quattro di notte, ho già parlato di viaggi, già mi sono raccontata, già li ho visti quegli atteggiamenti da uomo accorto e sensibile. Dovrà succedere qualcosa di realmente straordinario (ossimoro?) perché non mi senta ridicola. Perché non sembri tutta una bugia. Forse davvero mi sono diventate le ossa e il cuore di vetro. A me non piace la parola cuore, la trovo da bambini. I sentimenti stanno nell’intestino. Si, insieme alla merda e vicino alla bile. Nelle viscere. La passione è Viscerale, non Cuorale. La passione è coraggio. Avere passione per qualcosa, significa avere il coraggio di imboccare quella strada, indipendentemente da quello che ti succederà lungo il percorso, perché l’obiettivo è più importante. La passione è coraggio e l’amore senza coraggio non è amore. E se passione e amore hanno la stessa matrice, non può venire uno dal culo e uno dal cuore. Il cuore spezzato a zig-zag è un infarto. Non c’è niente di poetico. L’intestino, “m’hai fatto un fegato così”, i litri di bile, “verde dalla rabbia”…quella si, che è la sede dei nostri sentimenti. (Ma come siamo arrivati qui?) Ah, si. Immaginate?! “Ti amo con tutto l’intestino”. Poco elegante. E’ questo il nostro problema. Diamo più importanza all’eleganza. A quello che ormai ci hanno insegnato, che a quello che NOI vogliamo per NOI stessi. E siamo infelici. E certo. Siamo solo una proiezione delle aspettative altrui. Quando poi andiamo da Altrui e gli diciamo: “visto che sono stato bravo?”, rimaniamo fregati, perché Altrui giustamente risponde: “E chi t’aveva chiesto niente?”. Da lì, l’antico detto cambogiano: “pijatela ‘n der culo” (se ho scritto bene, mi perdonino i cambogiani). La morale è. Muovetevi. Cercate. Collegate il pensiero ai Vostri desideri, alle Vostre necessità e solo a queste l’azione. Fatelo come esercizio. Ogni volta che avete fatto qualcosa, che vi lascia delle sensazioni spiacevoli e un po’ di amaro in bocca, chiedetevi perché. Fermatevi. Dopo un po’ di tempo, queste domande vi verranno mentre state facendo la cosa sbagliata e dopo un po’ ancora sarete in grado di anticiparla. Da questo piccolo esercizio, nascerà se sarete costanti, una routine. E poi vi verrà naturale, entrando a far parte del vostro spontaneo modo di pensare. Si è sempre in tempo, per prendere nuove abitudini. Ecco, in nome di questa abitudine, io in questo periodo sto con i recettori in allerta, per capire se Voglio aprire delle pagine un po’ diverse altrove, o tornare a scrivere tenendo per me le mie riflessioni e tirarne fuori qualcosa di più corposo e omogeneo. A voi, le scene finali de “Il favoloso mondo di Amelie”, la ragazza che pensava di avere le ossa di vetro, ma scoprì che non era così.


E’ primo maggio per tutti

Maggio 1, 2013

Io sto raggiungendo una consapevolezza in questo periodo.

Sebbene ci stia mettendo decenni per laurearmi, qualsiasi lavoro (e non è detta l’ultima) andrò a fare, mi piacerà. Perché ho imparato due cose di me:

1) Che non è vero che non ci metto passione in quello che faccio. Non metto passione in una laurea che non ho scelto con la mia testa, che si sta dilungando oltremisura, in cui non ho più fiducia, conseguita in un paese in cui non ho più fiducia. Ma manca davvero una briciola per finire e le cose mi hanno insegnato a non sprecarle.

2) Sono brava a gestire i tempi a organizzarmi e soprattutto, qualsiasi strada io prenda, faccio quello che mi viene chiesto e anche di più. Secondo poi, non sono di quelle che fa notare al proprio datore di lavoro, se ha fatto delle cose in più. Il mio cervello dice che quel di più fa parte del lavoro e che fa la differenza tra un lavoro curato e uno sciatto. Vi faccio degli esempi. Ho insegnato in alcuni corsi. Ci hanno dato un programma e io dovevo toccare quei punti. Un mio collega mi ha dato le slide che usano loro e io che ho fatto!? Le ho risistemate, accorpate, divise per argomenti e ogni lezione aveva un numero e il suo programma. Arrivavo in classe, spiegavo qual era il programma del giorno e loro sapevano che dovevamo fare quello! Per far CAPIRE loro quelle cose, portavo casi, esempi, grafici altre slide che schematizzassero e riassumessero le cose più importanti. Finita la lezione, riepilogo. Arrivavano agli esami già preparati e non per vantarmi, ma di qualcosa dovrò pur rendermi merito: mi adoravano. La cosa più bella per me era che volessero che insegnassi loro anche in altri corsi. La cosa più bella di tutte era che mi capivano e si vedeva.

Un altro esempio:  ho lavorato con un bimbo. Un cucciolo. Compito: tenerlo pulito, farlo giocare, mangiare, prendersi cura di lui insomma! (In una parola: tata). Ecco. Quando loro tornavano a casa, oltre queste cose trovavano: cucina dove avevo preparato le pappe, come mai usata. Tutto a posto, tutto lavato, tutto asciugato, tutto in ordine. Asettico. Giochi: nella cesta. Niente in giro. Casa in ordine. Anche le cose che lasciavano in disordine LORO i grandi, mentre cucciolo dormiva, le sistemavo. Questo perché volevo che Bimbo stesse in un ambiente ordinato, pulito, aerato, non caotico. E’ importante. Ogni due settimane, svuotavo tutti i cassetti del cucciolo, li lavavo e piegavo tutto con cura: il cassetto di tutine, pagliaccetti e calzini. Il cassetto delle cose per uscire. Il cassetto di giacche, scarpine, sciarpe e cappellini. Rimanevo una mezz’ora in più, senza fare storie e senza pretendere un centesimo. Arrivavo al massimo nell’orario preciso, se no anche dieci, cinque minuti prima per essere operativa all’ora stabilita. Risultato: bimbo quando lo lavavo io non piangeva, aveva imparato a ballare, a salutare, a cantare, mi si attaccava ai pantaloni e mi seguiva ovunque eppure era indipendente,  sveglio, attivo. Gli avevo insegnato che non si può toccare tutto, prendere tutto e gli parlavo come se avesse già sviluppato il linguaggio della parola (ho debitamente evitato versi e puffunghè dededè ghegheghè). Chiunque incontravamo per strada si innamorava di lui, perché dicevano che era…solare! E si, perché no?! Mi sento un po’ responsabile di questa cosa.

Ecco, sebbene viva in un paese che della mia laurea non se ne fa niente. Sebbene io viva in un paese che pur di pagare i suoi professori, mi ha fatto fare corsi che non mi hanno “costruita” come futura professionista. Sebbene il senso di sfiducia…arrivata a questo punto, ho almeno capito questo: dovessi anche fare la domatrice di vongole, sarò la  domatrice di vongole più appassionata del pianeta!


Dimmi come mangi e ti dirò chi sei

marzo 28, 2013
Foto scattata nell'ultimo weekend trascorso a Napoli. Location: Chiostro grande della Certosa di San Martino, Vomero. Presto posterò tutte le foto, con i consigli e i commenti su questa splendida città.

Foto scattata nell’ultimo weekend trascorso a Napoli. Location: Chiostro grande della Certosa di San Martino, Vomero. Presto posterò tutte le foto, con i consigli e i commenti su questa splendida città.

Ho mangiato un’ arancia,
Più grande della mano bambina,
ch’ accolto l’ incanto
di quelle rotondità.

Ho sentito gli spicchi di luna
Sciogliersi sotto il palato
E sono accorse le papille
Ad accoglierne il sapore.

Ho sentito il succo esplodere
da quelle piccole cellule
miscuglio sapiente,
di liquidi primitivi.

L’ ho avvicinato
alla bocca curiosa,
Profumava di rose,
stese su muri di calce bianca
e affacciate al mare.

M.


Non una ricetta: quello che so sui biscotti

marzo 15, 2013

Se per questo fine settimana preparassimo dei biscotti?! Sarebbe bello poter fare colazione la domenica mattina, con dei biscotti fatti in casa. Fatti da noi. Prima di tutto perché sapremmo cosa c’ è dentro (corollario: sarebbero sicuramente più genuini di quelli confezionati), poi perché è semplicemente divertente mettersi ai fornelli e poi perché è un gesto d’amore.

Neanche a farlo apposta, i miei preferiti sono quelli che profumano di limoni. Quindi non sono rari i casi in cui, alla semplice frolla, aggiungo l’aroma dei limoni. La cosa veramente importante è che tutti gli ingredienti siano naturali e a temperatura ambiente. (Inutile dirvi che detesto la moda del cake design, eh?!)

Tuttavia, non vi darò una ricetta. Dosi e procedimento, potrete trovarli praticamente ovunque. A maggior ragione, perché a me piacciono le cose semplici e di tutta risposta,  vi darei una ricetta semplice. Quello che farò, invece, sarà condividere con voi chicche e esperienza con questo splendido impasto. A voi! Buone colazioni e buon week end, miei adorati.

Per fare dei biscotti, sicuramente vi serviranno:

1) Farina: sia per la frolla che per il pandispagna, la farina da usare è la OO. La caratteristica di questa farina, rispetto alla O è che dà elasticità all’impasto.  Lo rende malleabile, lavorabile. Questo è il motivo per cui, se doveste fare un pandispagna  che faccia da base per una torta, dovreste usare solo ed esclusivamente la OO. Il pandispagna per una torta,  va tagliato, sollevato, spostato, riposizionato, quindi vi serve un impasto molto elastico. Se doveste fare un ciambellone (che va semplicemente tagliato e mangiato, o anche inzuppato in una buona tazza di latte!), o dei biscotti (che devono essere sbriciolosi), vi consiglio di sostituire un po’ della OO, con la farina di O, o come faccio io, con della farina di riso). Ah, setacciatela! Sempre. Anche per i biscotti, o una semplice crostata. La farina va setacciata.

2) Burro: si parla di burro chiarificato, anche detto centrifugato (dal nome del procedimento industriale per ottenerlo). Significa che è quello più sostanzioso, con pochissima percentuale di acqua. E’ quello più “puro”. Fate attenzione a quando lo comprerete. Volendo (e questo sarebbe davvero il massimo), potrete farvelo da voi! Vendono anche delle bellissime forme di legno per tenerlo in posa. Un giorno di questi lo faremo insieme. La cosa splendida è che potrete aromatizzare  il vostro panetto di burro, con quello che più vi piace: salvia, rosmarino, alici, tartufo e (manco a dirlo…) scorze di agrumi! Tornando alla ricetta, il vostro burro oltre che ad essere “chiarificato”, dovrà anche essere a temperatura ambiente. Vi sto dicendo di non fare la fesseria di preparare i biscotti con il burro fuso. Se il burro è fuso, perderanno la loro qualità migliore: la fragranza. Usatelo morbido. Il burro è morbido, quando tagliandone una fetta dal panetto, potrete ripiegarlo su sé stesso, senza che questi si spezzi.

3) Zucchero a velo: perché comprarlo e spendere un sacco di soldi, quando potreste guadagnarci in qualità e genuinità, passando al mixer del normale zucchero semolato? Polverizzatene un po’ e mettetelo in un barattolo di vetro.

4) Tuorli: possibilmente della gallina di casa, o del vicino (la gallina). Non usate uova di galline allevate in batteria. Vi farei vedere un documentario, ed è davvero raccapricciante. Tra le altre cose, ho imparato che con i pulcini che non saranno “brave galline”, fanno delle farine animali. Vanno al macero. Ai pulcini che potranno diventare brave bestiole produttive, tagliano (in serie, con una macchina. Visto con i miei occhi) la punta del becco. Sapete perché?! Perché quando verranno messi nelle gabbie, impazziranno e cominceranno a beccarsi tra loro e su sé stessi. In questo modo evitano che possano uccidersi. Non basta: il becco è pieno di terminazioni nervose. Ora. Il dolore può essere acuto e lancinante, tale da far impazzire e morire il pulcino sul colpo, oppure cronico: la futura gallina conviverà per tutta la vita con questo dolore.  Tornando ai nostri biscotti. Queste uova devono derivare da allevamento biologico (codice: ZERO), o al massimo da terra (codice: UNO). Ne guadagneranno in: sapore, consistenza, salubrità, resa. Se volete continuare a mangiare cibi che non valgono una mazza, fate pure. Fate una furberia: mettete i tuorli insieme allo zucchero, solo quando li avrete già rotti a parte e resi omogenei con una forchetta. Sapete perché nella frolla non va l’ albume? Perché albume e tuorlo hanno due funzioni opposte. Il tuorlo dà croccantezza, l’ albume elasticità. Ecco perché nel pandispagna usiamo l’ albume e nelle crostate no.

5) Aroma naturale: quando ho detto che mi piacciono i biscotti all’ aroma di limoni, intendevo dire che aggiungo scorza di limoni. Voi potrete aggiungere cioccolato in scaglie, cannella (meglio se comprate le stecche e come avete fatto con lo zucchero, le polverizzate da voi). Vaniglia… Sulla vaniglia apro un’ altra parentesi!  Se volete cibarvi con polverine magiche e chimiche, continuate pure a comprare la vanillina. Se volete il vero gusto della vaniglia avete due alternative: bacche o zucchero vanigliato (ex vanillina) fatto in casa. Usare una bacca per ogni dolce, forse potreste obiettare che sia costoso. (Un buon paio di bacche di vaniglia costa sulle 6 Euro). Ma non avete scuse. Prendete un barattolo di vetro, dello zucchero a velo fatto in casa (ormai sapete come), una bacca di vaniglia intera e lasciatela immersa nello zucchero per almeno due settimane. Poi cominciate ad usarlo: sarà la vostra vanillina naturale e vi durerà tantissimo!

6) Sale: un bel pizzicotto di sale fino. Per la lievitazione?! Fesserie. A parte che non serve, nella frolla. Ma si propone il pizzico di sale anche nel pandispagna. Per la lievitazione? Ripeto: fesserie. Per il gusto. Esclusivamente per il gusto. (Parleremo anche di come fare dolci senza lievito: roba chimica pure quella). Adoro la sapidità nei biscotti e negli impasti in generale. Adoro la nota salata di fondo, dopo un preludio dolce e aromatico. Adoro la sorpresa e le cose più lontano possibile dall’essere stucchevoli. I miei dolci hanno sempre poco zucchero, ad esempio.

7) Ricordate che l’ impasto dei biscotti non deve essere propriamente un impasto. Dovete semplicemente compattare il tutto con le mani fredde (io le poggio anche un attimo in congelatore…lo so, fa ridere!), avvolgerlo in una pellicola, metterlo in frigo e poi in forno ben caldo. Tirateli fuori dopo dieci, dodici minuti a seconda, ma non aspettate mai che diventino “marroni”. Non abbiate paura se sono morbidi. Il biscotto finisce la sua cottura fuori dal forno. Deve freddare, per diventare croccante e “stabilizzarsi”. Avrete fatto un buon lavoro, se sotto il palato sentirete esplodere genuine e pure briciole di sapore.

Foto di Salinaversosud

Foto di Salinaversosud, Biscotti alle mele

Foto di Salinaversosud, semplici biscotti alla scorza di limoni

Foto di Salinaversosud, semplici biscotti alla scorza di limoni


Amo, amo, amo.

ottobre 14, 2012

Oggi ho approfittato per stare un po’ in pace nella mia bella cucina e preparare un dolce. Ho aperto la porta finestra, mi sono munita di tutti gli ingredienti e ho cominciato. Per una piccola ciambella (in foto) e una tortiera da 22 cm di diametro ho usato:

  • 6 uova
  • 300 gr zucchero
  • montate per bene con un pizzico di sale
  • aggiungere nell’ ordine:
  • 300 gr farina setacciata
  • 300 gr fecola di patate setacciata
  • 1 bustina e mezza di lievito vanigliato
  • 1 vasetto yogurth di limone e scorza di limone
  • Teglia imburrata e infarinata e in forno preriscaldato a 180° per almeno 40′ (dipende dal forno).

Bagna con:

  • marmellata di pesche
  • acqua e succo di 1/2 limone

Farcitura al cioccolato bianco:

  • 125 gr formaggio quark, lavorato a forchetta
  • 40 gr zucchero a velo setacciato
  • un uovo
  • 50 gr burro ammorbidito
  • montate con lo sbattitore, quando il tutto sarà ben amalgamato unite:
  • 300 gr cioccolato bianco fuso a bagno maria (fatelo prima freddare
  • 9 gr colla pesce (ammollatela in acqua fredda, strizzatela e fatela sciogliere in un pentolino con 2 cucchiai di acqua)
  • Cioccolato bianco e colla di pesce vanno uniti a temperatura ambiente e a velocità minima.

Una volta farcita la torta, o la ciambella, prima di coprirla con l’ altra metà di pan di spagna, potrete disporre sopra la crema di cioccolato bianco le pesche fresche o qualsiasi altra frutta a piacimento. Meglio di tutti, i lamponi. (Abbinate anche la marmellata: marmellata ai lamponi per i lamponi e così via).

Ho fatto anche una torta (che ora vado a farcire con lo stesso ripieno e decorare). La torta potrete anche coprirla con crema al burro. Basta lavorare con lo sbattitore:

  • 250 gr burro
  • 125 gr zucchero a velo setacciato
  • un cucchiaino di essenza di vaniglia

Decorazione della ciambella:

  • buccia di pesca (usate le giallone, sono più facili da arrotolare su sé stesse)
  • zucchero a velo

Eccovi la ciambella che abbiamo mangiato a pranzo:

Ciambella pesche e cioccolato bianco

foto di Salinaversosud


Vi presento i miei

settembre 15, 2012

Uomochehasuonatoalcancellononsoperqualemotivo: “ma è un disco o suonano?”

Papàcheèandatoadaprire: “Suonano!”

Uomochehasuonatoalcancellononsoperqualemotivo: “ma davvero? Chi?”
Papàcheèandatoadaprire: “Mia figlia!”
Uomochehasuonatoalcancellononsoperqualemotivo: “porca miseria e suona così?”

Questo perché ieri sera sono andata a vedere amici dal vivo  e mi sono svegliata con la voglia di suonare (pensavo fosse voglia di cyclette, ma dopo dieci minuti ho desistito e mi sono attaccata al pianoforte). Ora, suppongo fossero complimenti, altrimenti il dialogo non l’ avrei mai trascritto e dato che suppongo fossero complimenti, ci sguazzo perché a casa l’ aria che tira è questa:

Genioincompreso: “Posso?”

Miamadre: “Aspetta, che tanto tra dieci minuti esco”

Genioincompreso: “Posso?”

Miopadre:  “Si, tanto  chiudo le finestre (quelle insonorizzate del rustico dove decidono di rifugiarsi quando suono n.d.r.)”

Genioincompreso: “Posso?”

Mia sorella: “Ho mal di testa” 

Genioincompreso: “posso?”

Gigio:  “vado a comprarmi i croccantini”

A proposito, vi ho mai parlato della mia famiglia?!

I miei genitori sono quelli che, in giorni come questi, ti lasciano bigliettini sul tavolo della colazione, del tipo:

“Addio.

Non ce la facciamo più.

Ce ne andiamo, mamma e papà.

(Gira foglio) Stendi i panni”. 

ti presento i miei


Una storia d’ amore: alici maritate.

agosto 10, 2012

 “Alici maritate” significa “Alici sposate” (“marìtemo” in alcuni dialetti significa proprio “mio marito”). Il motivo è che queste polpette  sono fatte “accoppiando” un paio di alici aperte a libro. E’ una ricetta tramandatami da una zia, che ha il compagno siciliano: Gioiosa Marea, Messina. Quando vengono a trovarci da Milano (?!?)  è sempre un piacere e uno dei motivi è che mi insegna un sacco di cose nuove in cucina. Dicevo: tra le alici, un ripieno di:

  • pan grattato
  • sale
  • pepe
  • prezzemolo
  • parmigiano
  • pecorino
  • un uovo per legare

Riepilogando, si  “accoppano” due alici l’ una sull’ altra, solo che tra un’ alice e l’ altra si mette questa polpettina di impasto. Si schiaccia un po’ e si frigge in abbondante olio bollente.

In bianco sono già buonissime e fatte più piccole, servite su cucchiai in ceramica monoporzione, sono un appetizer molto chic, vista la moda dei ritrovati sapori antichi. Qui di seguito, alcune immagini della loro versione in rosso:  lasciate stufare le polpettine che avete fritto, per circa un’ ora, in un sughetto  leggerissimo, liscio e non troppo denso (al solito: vivamente sconsigliate le passate!). La base del sugo sarà un semplicissimo soffritto di aglio. Le vostre polpettine diventeranno morbidissime e sentirete che meraviglia se con questo sughetto e due polpettine di alici, servirete un buono “spaghetto quadrato” all’ uovo.

Che pace! Un piatto che sa d’ estate,  la compagnia di splendidi amici e un vestito leggero e fresco, dopo una  giornata al mare  trascorsa a rilassarsi e abbronzarsi.

 


“Cuciniera, il tuo sangue è terra viva”

agosto 2, 2012

Cosa succede quando una carissima amica ti chiede di farle i supplì per la sua festa di laurea? Prima di tutto, ne sei felice! Poi ricordi che le bomboniere sono a righe bianche e rosse e poi ancora, che la festa è a tema marino.

parte dell' apericena

palettina

supplì con impanatura origano

suppli curry

Uhm… si vede che amo il corallo?!

cuscino corallo, Ponza 2009

Base per ogni supplì:

Fate bollire il riso necessario (io per preparare i mini supplì per un buffet di 50 persone ne ho preparato 2 kg) con: basilico, sedano, carota, cipolla, sale.

Una volta cotto (tiratelo fuori un po’ al dente), io lo passo sempre sotto l’ acqua fredda per fermare la cottura. Lo dispongo su una grande teglia per pizza e lo lascio freddare a temperatura ambiente. Nel mentre avrete tutto il tempo di ultimare i condimenti che più vi piacciono.

Mini-supplì pomodoro e basilico

Basterà un normale sugo pomodoro e basilico.

Io lo preparo con trito di sedano, carota, cipolla. Non mi piace togliere le verdure. Magari le taglio in pezzetti piccolissimi, cosicché riescano a sciogliersi  meglio, o (quando proprio  non ho pazienza) passo al mixer,  ma non le tolgo.

Il sugo non lo faccio mai con la passata. Mai. Compro i pelati, mi assicuro di togliere bene i residui di pelle e picciolo, pezzo per pezzo e tolgo anche le parti più chiare, tenendo solo il “dolce”.

Due, anzi, tre chicche:

  • Aggiungo sempre un pochino di zucchero per spegnere l’ acidità del pomodoro (poi dipende da quanta carota uso, se la metto oppure no).
  • Mi piace il sentore della noce moscata, quindi una spolverata la metto volentieri.
  • Il basilico ( e così dovrebbe essere anche con le insalate), spezzatelo con le mani. Così facendo, seguirete le venature naturali della foglia, e non spezzandosi, non perderanno il succo con tutte le proprietà e il sapore…che finiranno, anzi, direttamente nel vostro piatto!

Una volta fatto il vostro sughetto, lasciatelo intiepidire.  Mettete parte del riso bollito in una ciotola e versatevi sopra il pomodoro con una bella spolverata di parmigiano. Aggiungete uno o due uova intere  per legare e pan grattato se dovesse risultare troppo morbido il composto. Fate mini polpettine. La dimensione? Congiungete pollice e indice… così! Infine una doppia impanatura. Io per queste nel pan grattato metto anche: parmigiano, pepe, sale, basilico tritato finemente.

Mini- supplì marinara: 

Fate un sughetto con soffritto di aglio (se vi piace, anche peperoncino).

Fate intiepidire, aggiungete uova per legare ed eventualmente pan grattato,  formate le polpettine e doppia impanatura. Questa volta nell’ impanatura va una spolverata di origano fresco, pecorino e (se vi piace) un trito di aglio. Io in questi non l ‘ ho messo.

Mini-supplì curry:

Serve del buon curry. Potete seguire due strade: fate una balsamella di curry, oppure una salsa al curry in cui poi mantecare il riso. Per l’ impanatura questa volta va messo: pepe, pizzico di sale,  trito di foglie (solo foglie) di prezzemolo, spolveratina di curry e di paprika dolce, grattata di ricotta secca.

Nota:

Negli impasti, prima di impanare potrete anche aggiungere piccoli dadini di formaggio a pasta filante, o la classica mozzarella.

Potrete sbizzarrirvi con qualsiasi tipo di condimento: crema di scampi, cacio e pepe, zafferano, asparagi e sarà divertente ogni volta presentarli in modo diverso, per ogni occasione. Piccoli e pratici da mangiare, in pieno stile finger food!

Vi è piaciuto? Di seguito una poesia di Pablo Neruda, che ho riportato in uno dei miei primissimi post. Oggi me la dedico.

“Sei figlia del mare e cugina dell’ origano/ nuotatrice, il tuo corpo è d’ acqua pura/cuciniera, il tuo sangue è terra viva/e fiorite le tue abitudini terrestri./ Vanno all’ acqua i tuoi occhi e sollevan onde/ alla terra le tue mani e saltano i semi,/ in acqua e in terra hai proprietà profonde/ che s’ uniscono in te come le leggi della creta./ Naiade, il tuo corpo taglia il turchese,/ poi risorto fiorisce nella cucina/ in tal modo che assumi quanto esiste/ e alfine dormi circondata dalle mie braccia che allontanano/ dall’ ombra cupa, perché tu riposi./ Legumi, alghe, erbe: la schiuma dei tuoi sogni”. (Pablo Neruda)


“E fu per ignoranza o per paura…

giugno 7, 2012
Per fare il riepilogo dell’ aria che tira dalle mie parti, la parola chiave della settimana è stata: “strumenti”. Un collage di pensieri personali, citazioni (messe tra virgolette)…e una sorpresa di cui saprete meglio nel prossimo post!
  • Non prendere una decisione E’ una decisione. Lasciare che gli altri la prendano per te, E’ una decisione. Essere vittime, E’ una decisione. E’ uno strumento. Si decide di rimanere lì fermi, perché non si ha il coraggio (e “coraggio” è un’ attenuante, userei la parola “voglia”) di prendersi delle responsabilità. Le vittime sono dei vigliacchi, degli irresponsabili svogliati. Le mie amiche donne, sono soldati con un fiore tra i capelli.
  • “Lei ha la luce generatrice di desideri, l’espressione fonte eterna di poesia… Sempre varrà quel che credo che lei taccia, più di quel che chiunque altra mi dica.” (Becquer)  Mi fai sentire così bella.
  • Il modo in cui mi prendo in giro in mezzo alla gente e rido di me, dipende solo dal fatto che sono perfettamente consapevole di chi sono, dei miei strumenti e di come usarli. (cfr. Donne)
  • “Aveva il sorriso contagioso di chi aveva sofferto tanto. Era dannatamente bella, vestita dei suoi sbagli”. Lara Adrian, Il bacio oscuro.

E a proposito di amiche, per il compleanno di una delle mie soldatesse con il fiore tra i capelli, le ho preparato una sorpresa…

spiedini di supplì

Foto di Salinaversosud. Party al Piano-B

Spiedini di minisupplì

Foto di Salinaversosud. Party al Piano-B

Sono spiedini di mini-supplì. Alcuni sono supplì al curry, altri supplì pomodoro e basilico. I bastoncini colorati e decorati a mano con l’ iniziale del suo nome. Meritava questo e molto di più.

La prossima volta vi scrivo le ricette. Sto collaudando i minisupplì cacio e pepe e i minisupplì alla crema di scampi! 😉 Vi aggiorno.

“…che perse il treno: il treno per la Luna!”

(A. Venditti, Attila e la stella)